Ottobre è il mese in cui si programma il cambio degli pneumatici

La marcatura di uno pneumatico corrisponde alle informazioni scritte sul suo fianco.
Oltre al nome della marca e della gamma è possibile leggere le misure e le caratteristiche dello pneumatico: larghezza, altezza, diametro, struttura, indice di carico e categoria di velocità.
Per avere la sicurezza di quello che compri, apri la carta di circolazione della tua auto dove trovi al foglio n.3 le misure di riferimento principali per i tuoi pneumatici ( ad esempio 185/65 R15 88H) omologate dal costruttore. Alla dicitura “segue pneumatici”, trovi ancora tutte le misure che puoi montare in alternativa sulla tua auto oltre a quella precedente.

es:

215/55 R17 94 H M+S

215/ larghezza nominale del pneumatico espressa in millimetri

/55 serie tecnica del pneumatico. Esprime il rapporto percentuale tra altezza del fianco e larghezza nominale del pneumatico

R costruzione radiale

17 Diametro del cerchio in pollici

94 indice di carico del pneumatico

H codice di velocità, indica la velocità massima per la quale è stato omologato il pneumatico

M+S indica che il pneumatico ha caratteristiche invernali.

 

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GARE AUTOMOBILISTICHE SPAZIALI

La prima gara di velocità lontano dal nostro pianeta non rimarrà un fatto isolato e non solo per le prospettive di commercializzazione dello spazio, ma anche per quelle della ricerca pura.

Un’idea a prima vista strampalata. Il mecenate è Google. Il premio è di 20 milioni di dollari. Vi è già una multiforme compagine di partecipanti.

I partecipanti devono raggiungere la Luna, devono percorrere 500 metri sulla sua superficie e trasmettere sulla Terra video e foto in alta definizione.

Si parte entro la fine del 2017, pena l’esclusione per questo primo embrione di gara automobilistica spaziale.

Dai 34 concorrenti iniziali, ne sono rimasti in gara solo 5:

1) Moon Express  MX-1E

Il veicolo USA non sarà dotato di ruote, ma tenterà di coprire i 500 metri richiesti con un salto grazie a piccoli razzi ausiliari. Sarà anche il modulo base della stazione lunare che Moon Express vuole costruire entro il 2020.

2) Space Il   SPARROW

Anche il team israeliano punta ad un balzo, sfruttando il carburante rimasto nei razzi dopo la separazione dal vettore Falcon 9, che porterà Sparrow in orbita terrestre. Attualmente è in corso l’integrazione tra navicella e propulsori.

3) Synergy Moon  TESLA

Questo team internazionale sta lavorando su un veicolo dotato di telecamere e sensori scientifici per offrire un tour virtuale della Luna e al contempo studiarne il suolo.

4)Team Indus  ECA

Realizzato in alluminio e dotatao di un motore per ciascuna ruota, il rover indiano pesa circa 5 chilogrammi. Ospita strumenti scientifici dell’agenzia spaziale francese e punta a inviare foto e video appena toccata la superficie lunare.

5) Hakuto-Suzuki  MOONRAKER E TETRIS

Il team nipponico spedirà due rover gemelli. I veicoli, 4 chilogrammi ciascuno,hanno telecamere per vedere a 360 gradi e pannelli solari inclinati di 70 gradi, suddivisi in piccole celle disposte per sfruttare al massimo l’irradiamento.
Fiocchi Auto Effeauto ti porta a correre anche sulla Luna_2

Dalla parte degli automobilisti

Prendiamo spunto da alcuni articoli sul mensile Quattroruote.

Soprattutto a San Francisco, ma anche qui in Europa, si nota sempre più che l’automobilista è l’ultimo nella scala sociale della vita cittadina su strada.

Prima vengono i pedoni che hanno poteri assoluti, la gente attraversa a occhi chiusi perchè sa che l’automobilista comincerà a frenare e ad inchiodare. Poi ci sono le bici che sfrecciano ovunque, su piste ciclabili e non, a destra e sinistra, in mezzo e contromano. Poi ci sono gli autobus, anzi questi vengono prima di tutti gli altri. Poi ci sono i limiti di velocià a trabocchetto, laddove potrebbero anche non esserci, regole insondabili regolate da multe micidiali.

Ma quanto incassano Comuni, Province e Regioni dagli automobilisti (e motociclisti)?

Tra parcheggi, imposte sulle RC (circa il 16% del premio che ogni assicurato versa alla propria compagnia), l’IPT imposta provinciale di trascrizione, proventi della tassa automobilistica, addizionali regionali sulle accise, le imposte sui carburanti: in totale l’anno scorso il settore auto ha versato nelle casse di Stato ed enti locali italiani circa 50 miliardi, senza tenere conto dell’ Iva su acquisto e manutenzione dei veicoli.

Soltanto per questo gli automobilisti meriterebbero più rispetto, a partire dalla messa in sicurezza delle strade, perfettamente pavimentate, con segnaletica chiara e visibile e ben illuminate.

gli amici fidati degli automobilisti

Prima di rottamare il tuo Diesel, passa da FiocchiAuto Effeauto

Tutti ricerchiamo un modo più semplice e più conveniente per girare in città. Il diesel sembra ormai agli sgoccioli. Torino ad esempio è la prima città a fermare le auto a gasolio Euro 5 ed Euro 6 quando il livello delle polveri supera i 100 microgrammi/metrocubo. Un giro di vite senza precedenti per l’Italia, ma che s’inserisce in una lunga striscia di provvedimenti antismog varati, o in procinto di esserlo, dai sindaci di molte metropoli europee, da Londra a Stoccarda, da Oslo a Parigi, da Barcellona a Monaco di Baviera, solo per citarne alcune. Misure diverse da città a città, ma con un comune denominatore: la guerra al diesel. Nessuna amministrazione, almeno finora, aveva messo nel mirino anche le Euro 6 (tranne ovviamente nei giorni di blocco totale della circolazione). Eppure la classe Euro6 ha abbattuto in modo sensibile gli ossidi di azoto e dal punto di vista delle polveri allo scarico, gasolio e benzina a iniezione diretta sono identici. In altre parole, se la delibera torinese avesse davvero l’obiettivo di limitare le polveri rilasciate dalle auto avrebbe dovuto fermare anche le nuovissime vetture con motori a benzina a iniezione diretta.  Paradossalmente l’istituto superiore di sanità, in un parere inviato il 13 maggio 2016 ai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti, scrive:<< Il livello di PM emesso in condizioni di normale utilizzo degli autoveicoli in presenza di Fap/Dpf è talmente basso che è al limite della misurabilità con gli attuali strumenti disponibili>>. E ancora:<< In uso normale, la concentrazione di PN (il numero di particelle, ndr) allo scarico è prossima o addirittura inferiore a quella ambientale>>. Come dire che i motori a gasolio di ultima generazione “espirano” aria un po’ meno sporca di quella che “inspirano”.  Dunque le delibere attuali di amministrazioni come quella torinese sono frutto di pregiudizio legato a quando quei motori erano davvero sporchi? La rivista Quattroruote spesso ha ricordato a chi amministra le città che << dati sperimentali alla mano, all’uscita dello scarico di una moderna auto diesel, i gas contengono addirittura meno particelle inquinanti rispetto a quelle presenti nell’aria aspirata dal motore: il DPF filtra l’aria inquinata delle città. Con le Euro 6, inoltre anche gli ossidi di azoto vengono domati, grazie ai catalizzatori Lnt e Scr. Eliminata la questione degli inquinanti, dei propulsori a gasolio rimangono i vantaggi, primo fra tutti le minori emissioni di CO2 dovute a consumi intrinsecamente inferiori rispetto a quelli dei motori a benzina>>.

Tutte queste iniziative contro il diesel apparirebbero come un’azione punitiva di centinaia di migliaia di cittadini che hanno la colpa di avere auto dalla pessima reputazione, “antipatiche” a chi ha la responsabilità di guidare in città.

Noi di FiocchiAuto Effeauto, con lo scopo di porci sempre dalla parte di automobilisti e cittadini, desideriamo agevolare coloro che sono costretti a vendere le proprie vetture diesel. Le acquistiamo noi. Supervalutiamo tali vetture ( in aggiunta al premio previsto dalle varie case automoblistiche in caso di acquisto di un’auto nuova).

A chi non vuole stress, ma solo il piacere di guidare, illustriamo le nuove proposte per le auto ibride, una tecnologia avanzata che non ha barriere. In molte regioni e comuni italiani, infatti, i possessori di una vettura ibrida possono usufruire di particolari agevolazioni.

Vi illustriamo dunque il modo più semplice per girare in città. Ed anche il più conveniente.

 

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Controllo gratuito della tua auto

Ogni auto che arriva in FIOCCHI AUTO beneficia di un check-up completo e GRATUITO.

Vogliamo farti sentire sicuro. Ecco allora una serie di azioni di controllo dello stato generale della tua auto al fine di mantenerla in forma e quindi  farti viaggiare in sicurezza.

Per guidare in condizioni di sicurezza, devi fare controllare regolarmente lo stato di usura delle pastiglie e dei dischi freno, per verificare l’efficienza dell’intero sistema frenante.

 

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Auto col motore elettrico?

E’ vero, non si conoscono tutti i segreti dei motori a benzina e diesel, però il loro principio di funzionamento, tipo la successione dei famosi quattro tempi, è ben noto.

Quando si parla di vetture elettriche, invece, vacillano pure gli appassionati. Sta di fatto che solo gli addetti ai lavori sanno davvero che cosa succede quando si preme l’acceleratore di un’auto a batteria.

Vediamo di svelare almeno i concetti fondamentali.

Abbiamo diversi tipi di motori elettrici, ma tutti sono accomunati dallo stesso principio di base: quando una spira soggetta ad un campo magnetico è percorsa dalla corrente elettrica, viene sottoposta a forze che la fanno ruotare. Ciò vale anche in caso contrario: se si mette in rotazione una spira in un campo magnetico in essa si genera energia elettrica.

Ciò significa che i motori a corrente possono fungere anche da generatori. Ad esempio sulle ibride si può recuperare l’energia cinetica in rilascio e in frenata caricando la batteria.

Le vecchie auto elettriche erano dotate di propulsori a corrente continua, costituiti da molte spire affiancate avvolte attorno a un cilindro. I terminali di ogni spira erano collegati a due lamelle: una veniva alimentata dal polo positivo della batteria, l’altra da quello negativo, tramite spazzole striscianti di grafite. Il campo magnetico era creato da una coppia di magneti permanenti, o anche da elettrocalamite, ovvero dai nuclei di ferro magnetico circondati da avvolgimenti percorsi da una parte della corrente destinata ad alimentare il motore, detta di eccitazione.

Un motore siffatto è molto affidabile, però lo strisciamento delle spazzole sul collettore a lamelle le fa usurare rapidamente.

Questo problema non si presenta nei propulsori a corrente alternata trifase che sono anche detti ad induzione. In passato questi propulsori non potevano essere impiegati sulle vetture a batteria, perchè quest’ultima eroga corrente continua. Ma l’avvento degli inverter ha consentito di risolvere il problema. Infatti con essi è possibile convertire la corrente continua in alternata con la possibilità anche di variarne la frequenza.

Il motore più diffuso sulle elettriche è quello brushless o sincrono a magneti permanenti che ha un miglior rendimento. Le Tesla però hanno propulsori asincroni, ma grazie ad una sofisticata logica di controllo, la loro efficienza viene incrementata, limitando le perdite dovute alle correnti indotte nel rotore.

Insomma, la partita è aperta e si gioca più sul software che sull’hardware. E poi arriverà pure un nuovo motore: il motore sincrono a riluttanza variabile, semplice ed efficiente.

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ADDIO VECCHIA RUOTA DI SCORTA? Cambio gomme secondo Quattroruote

Il primo problema una volta constatata la foratura, è raggiungere un gommista, se non si è dotati di pneumatici runflat che consentono di viaggiare senza problemi per una ottantina di chilometri a un massimo di 80 km/h (invece di appiattirsi sull’asfalto come i pneumatici tradizionali, riescono a sostenere il peso della vettura deformandosi leggermente, così da consentire una marcia quasi regolare fino al più vicino gommista).

Di cosa è dotata la vostra vettura?

Ruotino: svolge le stesse funzioni di una ruota normale, ma di larghezza limitata per cui non bisogna superare gli 80 km/h. Costringe ad usare il cric per sollevare l’auto, togliere e rimettere la gomma…

Kit più pratico: alcuni kit prevedono che il sigillante sia messo tra la ruota e il compressore, che deve poi essere collegato all’accendisigari per pompare il mastice e gonfiare la gomma.

Kit essenziale: il sigillante deve essere inserito manualmente, poi si collega il compressore e si gonfia la gomma in due-tre minuti.

I kit sono pratici ma non servono in caso di tagli o abrasioni del pneumatico.

 

Nel numero di febbraio, Quattroruote ha pubblicato un’inchiesta che dimostra che per riparare una gomma, tra un’officina e l’altra, il conto può variare parecchio.

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Ma al di là dell’inchiesta stessa, Quattroruote ha voluto arricchire il servizio con alcune istruzioni tecniche su ruotini, kit e sistemi di riparazione.

Federpneus (l’associazione nazionale rivenditori pneumatici)  ha ritenuto opportuno segnalare, con una lettera ufficiale, il proprio punto di vista sui contenuti pubblicati nell’articolo “Alla prova del buco” poichè di non esauriente informazione per quanto attiene la sicurezza di utilizzo del pneumatico conseguente ad una riparazione.

Alle pag. 64 e 65, Sotto il titolo “Riparata in sei mosse”, viene infatti presentata nelle sei foto solo una delle tipologie di riparazione, la più “semplice”, eseguita soltanto dall’esterno senza smontare il pneumatico, che NON rispecchia però le prescrizioni/avvertenze generali da prevedere per assicurare il ripristino della funzionalità, e quindi della sicurezza di marcia.

 

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Trattasi di riparazione temporanea, o provvisoria, come indicato nelle avvertenze riportate normalmente nelle confezioni di tali prodotti dei principali fabbricanti di tali materiali, e nelle documentazioni tecniche dei fabbricanti di pneumatici, ove si può leggere, ad es.:

  • la rimozione dello pneumatico utilizzato in assenza di pressione o con pressione insufficiente è essenziale per accertare le effettive condizioni e il tipo di riparazione necessari
  • il ripristino della tenuta interna, e una chiusura completa della perforazione, condizioni indispensabili per la solidità della riparazione nel tempo. Anche le norme tecniche vigenti prevedono un accurato esame della parte interna ed esterna.

Senza entrare qui in dettagli tecnici, il ripristino della perfetta tenuta interna e la chiusura della perforazione richiedono comunque una procedura di vulcanizzazione tra le parti, con opportuni materiali, attivanti chimici, e preparazione delle superfici.

Va da sé che i tempi necessari, i materiali e attrezzature da utilizzare, dallo smontaggio al rimontaggio del pneumatico Sul Cerchio dopo riparazione, possono risultare diversi dalla tipologia di riparazione illustrata nell’articolo, e quindi anche i costi richiesti. Rimontata la ruota si dovrà inoltre riprovvedere alla equilibratura della stessa.

La Federpneus ritiene utile che queste precisazioni siano portate a conoscenza degli utenti vista la valenza che una corretta riparazione ha ai fini della sicurezza.

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Idrogeno per le auto. Gazzetta ufficiale: rifornimento ad idrogeno

L’Italia dunque non perde l’opportunità di diventare un Paese all’avanguardia nello sviluppo e nell’applicazione di una risorsa altamente innovativa come l’idrogeno. L’idrogeno è stato inserito tra i combustibili alternativi nel piano strategico nazionale: è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 10 del 13 gennaio 2017 il decreto legislativo 257/2016 che recepisce la Direttiva europea (Dafi) per la realizzazione di infrastrutture dedicate ai combustibili alternativi, tra cui l’idrogeno. Il decreto 10/2017 include anche la revisione delle norme che limitano l’erogazione di idrogeno a 350 bar, elevandola (da fine marzo 2017) fino a 700 bar. Quest’ultimo valore è quello necessario per poter rifornire le vetture a idrogeno più recenti, una condizione indispensabile per “fare il pieno in tutta sicurezza e in tre minuti, lo stesso tempo delle vetture tradizionali”, spiegano i responsabili tecnici della casa giapponese Toyota, attualmente l’unica Casa automobilistica ad avere in gamma una vettura a idrogeno  con la Mirai.

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/01/13/17G00005/sg

Un veicolo a idrogeno è un veicolo che utilizza l’idrogeno  come carburante. Con tale espressione ci si può riferire sia ad un’automobile, sia ad un altro qualsiasi mezzo di trasporto ad idrogeno, come un aeromobile. Questi veicoli convertono l’energia chimica dell’idrogeno in energia meccanica, bruciandolo in un motore a combustone interna o facendolo reagire con l’ossigeno in una pila a combustibile, producendo elettricità. I primi veicoli sono indicati come HICEV (Hydrogen Internal Combustion Engine Vehicle), mentre i secondi sono conosciuti come FCEV (Fuel Cell Electric Vehicle).

Sulla Terra l’idrogeno non si può trovare libero in natura, e perciò non va considerato una fonte di energia, ma un vettore energetico. Al momento viene prodotto principalmente dal metano o da altri combustibili fossili. Tuttavia, può essere prodotto da varie altre sorgenti (come l’energia eolica, solare o nucleare) che sono però o intermittenti o troppo poco concentrate o troppo ingombranti per poter alimentare direttamente un veicolo. Sono allo studio integrati eolico-idrogeno basati sull’elettrolisi dell’acqua, in modo tale da poter ridurre sufficientemente i costi e produrre abbastanza energia da poter competere con le fonti tradizionali.

Diverse aziende, specialmente in oriente, hanno iniziato a sviluppare tecnologie impiegate per sfruttare il potenziale dell’idrogeno nel campo dei trasporti.  L’idrogeno presenta però diversi svantaggi: essendo un gas possiede un minore contenuto di energia a parità di volume rispetto ad altre fonti; la sua liquefazione  che risolverebbe in parte il problema, richiede energia e rende perciò l’uso dell’idrogeno meno efficiente; lo stoccaggio e il trasporto presenta vari problemi e richiede un ingente investimento in infrastrutture per la distribuzione; infine, il processo di produzione tramite elettrolisi non è ancora abbastanza efficiente.

Un po’ di storia:

Molte aziende stanno attualmente studiando la fattibilità per costruire automobili ad idrogeno, e alcune case automobilistiche hanno cominciato a svilupparle. Il finanziamento è venuto sia da fonti private che governative. Tuttavia, la Ford ha abbandonato i suoi piani per sviluppare macchine a idrogeno, affermando che “Il prossimo passo importante nel piano di Ford è quello di aumentare nel tempo il volume di veicoli elettrici” . Allo stesso modo, la francese Renault-Nissan ha annunciato nel 2009 che sta annullando i suoi sforzi nella ricerca e sviluppo per le auto a idrogeno. A partire da ottobre 2009, il CEO di General Motors ha osservato che GM ha ridotto il suo programma sull’idrogeno perché il costo di costruzione di auto a idrogeno è stato troppo alto. “E ‘ancora lontana la strada per la commercializzazione”, ha detto. La Chevrolet Volt ha un costo di circa 40.000 $, mentre un veicolo a idrogeno costa circa 400.000 $. Le vetture a idrogeno sono nella maggior parte attualmente disponibili solo come modelli dimostrativi per locazione in numero limitato e non sono ancora pronti per l’uso pubblico. Il numero stimato di veicoli alimentati a idrogeno negli Stati Uniti è stato di 200 a partire da ottobre 2009, la maggior parte in California.

Honda ha introdotto il suo veicolo a celle a combustibile nel 1999, chiamato FCX e da allora ha introdotto la seconda generazione FCX Clatity. Nel 2007 presso la Greater Los Angeles Auto Show, la Honda ha presentato il primo modello di produzione della FCX Clarity. La commercializzazione limitata della FCX Clarity è iniziata nel giugno 2008 negli Stati Uniti, ed è stato introdotta in Giappone nel novembre 2008. La FCX Clarity è disponibile solo negli Stati Uniti a Los Angeles, dove sono disponibili 16 stazioni di rifornimento di idrogeno, e dal luglio 2009, 10 clienti hanno affittato la Clarity per 600$ al mese. Honda ha dichiarato che potrebbe iniziare la produzione di massa dei veicoli FCX entro il 2020 e ribadito, nel 2009, che continua a investire risorse nello sviluppo delle celle a combustibile a idrogeno, che lo vede come “la miglior scommessa a lungo termine.

Nel 2008, Hyundai ha annunciato l’intenzione di produrre 500 veicoli Fuel Cells entro il 2010 e ad avviare la produzione di massa dei suoi veicoli FC nel 2012. Nei primi mesi del 2009, la Daimler AG ha annunciato piani per iniziare la sua produzione di veicoli FC nel 2009 con l’obiettivo di 100.000 veicoli nel 2012-2013. Nel 2009, la Nissan ha iniziato a testare un nuovo veicolo FC in Giappone.

Nel settembre del 2009, Daimler, Ford, General Motors, Honda, Hyundai, Kia, Renault, Nissan e Toyota, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sul loro impegno a sviluppare e lanciare veicoli elettrici a celle a combustibile già nel 2015.

Nel febbraio del 2010 la Lotus Cars ha annunciato che stava sviluppando una flotta di taxi a idrogeno a Londra, con la speranza di essere pronti per testarli ai giochi olimpici del 2012.  Il vice sindaco di Londra ha detto che sei stazioni di rifornimento dovrebbero essere disponibili e che circa 20-50 taxi dovrebbero essere in funzione da allora, così come 150 autobus alimentati a idrogeno.

Nel marzo del 2010, la General Motors ha detto di non aver abbandonato la tecnologia fuel-cell e tuttavia mirato per presentare veicoli a idrogeno a clienti entro il 2015. Charles Freese, direttore esecutivo di GM, ha dichiarato che la società ritiene che sia i veicoli a celle a combustibile, sia i veicoli elettrici a batteria sono necessari per la riduzione dei gas a effetto serra e la riduzione della dipendenza dal petrolio, e gli Stati Uniti dovrebbero seguire la Germania e il Giappone adottando una strategia più uniforme sulle opzioni di tecnologia avanzata. Entrambi hanno annunciato l’intenzione di aprire 1.000 stazioni di rifornimento ad idrogeno.

Il 15 dicembre 2014 Toyota mette in commercio in Giappone la Mirai, veicolo a celle di combustibile.

A novembre 2016 la Honda presenta in Europa e negli Stati Uniti la Clarity Fuel Cell

Il gas idrogeno: l’impiego dell’elemento più leggero in natura ha i suoi vantaggi

L’idrogeno è l’elemento più leggero conosciuto dall’uomo, addirittura più leggero dell’aria di 14 volte. Di conseguenza, in caso di perdita, il gas si disperderà naturalmente e rapidamente nell’atmosfera. I vantaggi di queste caratteristiche sono bene illustrati nei test condotti con armi da fuoco condotti su serbatoi di idrogeno. L’idrogeno è sicuro come qualsiasi altro carburante che alimenta i veicoli. Viene utilizzato come vettore energetico da decenni e Toyota dispone del know-how e delle competenze necessari per gestirlo in modo corretto.
È una fonte di energia sicura, priva di anidride carbonica, che può essere ottenuta da molteplici risorse rinnovabili. Quando viene utilizzato come carburante, l’idrogeno non emette alcun gas dannoso per l’ambiente. Non è un caso che il termine giapponese “mirai” significhi “futuro”.

Quando l’idrogeno si incendia, si manifesta con una fiamma localizzata anziché provocare esplosioni improvvise. Infine, i serbatoi della Mirai dispongono di un dispositivo per lo scarico della pressione che rilascia l’idrogeno gradualmente nel caso in cui la temperatura aumenti in modo anomalo, come in presenza di un incendio. Questo sistema impedisce la sovrapressione o le esplosioni, sfatando un altro mito legato all’utilizzo dell’idrogeno.

 

ALCUNI MODI PER PRODURRE IDROGENO:

Steam reforming

Lo steam reforming del metano è oggi il metodo più diffuso per la produzione di idrogeno. Questo metodo miscela il metano con vapore ad alta temperatura per innescare una reazione e separare l’idrogeno. E mentre la maggior parte del metano oggi deriva da gas naturali, si sta cercando di ottenerlo da fonti rinnovabili, rivolgendosi a discariche e impianti per il trattamento dei rifiuti.

Gassificazione

La gassificazione è un processo attraverso il quale materiali organici, come gli scarti di lavorazioni agricole e zootecniche, vengono convertiti in idrogeno. I materiali organici vengono sottoposti a temperature elevate, innescando una reazione che separa l’idrogeno.

Elettrolisi

Oltre ad essere un sottoprodotto di alcune industrie, come le raffinerie petrolifere e chimiche, l’idrogeno può essere prodotto attraverso la scissione dell’acqua nei suoi due elementi principali: idrogeno (H2) e ossigeno (O2). Mediante questo processo, noto anche come elettrolisi, l’acqua viene attraversata dalla corrente elettrica per estrarre l’idrogeno.

 

L’idrogeno che alimenta la Toyota Mirai è conservato ad alta pressione (700 bar) in due serbatoi compatti e leggeri. Toyota li realizza dal 2000 e ha raggiunto alti livelli di solidità e sicurezza.

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Il loro primo punto di forza è la struttura in fibra di carbonio. Su di essa è stato realizzato uno strato in fibra di vetro. Qualora il veicolo dovesse essere coinvolto in un incidente, gli eventuali danni a un serbatoio dell’idrogeno sarebbero chiaramente visibili su questo strato. È possibile eseguire dei test per valutare se è stata interessata anche la struttura in fibra di carbonio. La fibra di vetro non contribuisce alla solidità del serbatoio, ma serve ad accertare la sua assoluta integrità. L’intero serbatoio è rivestito in plastica per sigillare ermeticamente l’idrogeno.

Come già detto, i serbatoi sono stati sottoposti a test rigorosi. Sono stati progettati per resistere fino al 225% della loro pressione operativa: un margine di sicurezza decisamente alto.
Nel caso improbabile di una perdita, la Mirai è dotata di sensori ad alta sensibilità che rilevano alche il più piccolo quantitativo di idrogeno. Sono stati installati in posizioni strategiche per rilevare immediatamente la presenza del gas. Nell’improbabile eventualità di una perdita nel sistema di alimentazione, i sensori chiudono immediatamente le valvole di sicurezza e spengono il veicolo.

Come terza e ulteriore misura di sicurezza, l’abitacolo è completamente separato dal compartimento dell’idrogeno per impedire qualsiasi penetrazione dello stesso, che si disperderà invece, gradualmente, nell’atmosfera.

Il rifornimento è un processo cruciale perché richiede l’intervento umano e, per sua natura, può causare situazioni impreviste e pericolose. Per questo motivo sono state previste diverse precauzioni di sicurezza. Per iniziare, l’erogatore di idrogeno è dotato di un blocco meccanico per assicurarne il collegamento ottimale con l’ingresso del serbatoio del veicolo. Il rifornimento non inizia se il blocco meccanico non si inserisce in posizione sicura.

Inoltre, attraverso un impulso di pressione, vengono rilevate eventuali perdite nel sistema tra la stazione di rifornimento e il veicolo. In caso di perdite, il rifornimento si interrompe.

Infine, la velocità del rifornimento è regolata in modo attento per evitare il surriscaldamento durante l’erogazione del gas. I sensori di temperatura installati nei serbatoi di idrogeno del veicolo monitorano che la temperatura non aumenti in modo eccessivo.
Gli standard internazionali SAE J2601, SAE J2799 e ISO 17268 stabiliscono i limiti di sicurezza e i requisiti prestazionali per gli erogatori di idrogeno. Tra i criteri vi sono la temperatura massima del carburante sull’ugello dell’erogatore, la velocità massima del flusso e la velocità massima per l’aumento della pressione.

Non è comunque possibile guidare Mirai con l’ugello del carburante attaccato al veicolo. L’accensione dell’automobile non si inserisce fino a quando l’ugello dell’erogatore non viene rimosso e il tappo del carburante non viene chiuso. Per aumentare la sicurezza, è stato introdotto un ulteriore sistema di controllo nel flessibile che blocca la pompa se il tubo viene tirato con troppa forza durante il rifornimento.

 

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